L’emergenza sanitaria legata al Covid-19 cambierà anche l’approccio con cui le società che si occupano di gestione del credito affronteranno il mercato nei prossimi mesi.
La sfida, che coinvolge anche tutto il sistema bancario, delle utility e delle telco, sarà quella di intercettare le possibili criticità prima che si trasformino in credito deteriorato, inesigibile, con conseguenze pesantissime per il Sistema Paese.
Sergio Bommarito, imprenditore messinese, è il Presidente di Fire, primo gruppo indipendente italiano nel comparto della gestione del credito che ha chiuso il 2019 con masse gestite sopra i 20 miliardi di euro.
“Svolgiamo un ruolo chiave per l’equilibrio della filiera del credito e sebbene lo scenario possa far prevedere facilmente un calo dei recuperi, in realtà è il focus rispetto al ruolo al credit management stesso che deve cambiare. Oggi stiamo offrendo ai nostri clienti soluzioni nuove, che si evolvono all’evolversi del contesto. C’è una forte necessità di consulenza esperta al cliente in difficoltà di pagamento, di soluzioni digitali e di supporto alle banche, che svolgeranno nei prossimi mesi un importante ruolo sociale e di sostegno all’economia”.
Intervenire prima che sia troppo tardi dunque con un approccio consulenziale, rapportandosi con il debitore in maniera costruttiva.
A preoccupare maggiormente in questo momento sono le imprese, piccole e medie, geneticamente poco capitalizzate, che vedono intaccata la loro capacità produttiva e rischiano di non riuscire a far fronte alle scadenze. Sarebbero così costrette a licenziare o ad abbassare la saracinesca. Ci sono poi le famiglie con redditi da lavoro autonomo.
Per far ripartire il Paese sostiene Bommarito “Non serve assistenzialismo ma supporto reale alle imprese, soprattutto alle piccole. E in merito, urge semplificazione. Maggiore fiducia nei confronti degli italiani, rafforzamento di controlli e pene a valle. Ritengo poi sia necessario sbloccare i pagamenti delle pubbliche amministrazioni, defiscalizzare gli oneri sociali dei dipendenti delle piccole imprese, compensare il fatturato degli esercenti con meno di 100.000 euro di ricavi annui che hanno avuto uno stop”.
Per quanto riguarda le risorse per le imprese invece si potrebbe immaginare di “Immettere liquidità al sistema senza esborsi aggiuntivi ma solo utilizzando il “cash in court” disponibile presso i tribunali. Si stimano circa 10 miliardi, fondi che potrebbero essere utilissimi in questo momento critico per l’economia del paese”.
Fondamentale diventa, anche in questa fase, una gestione proattiva anche degli Utp, dei past due e di quelli che oggi sono ancora bonis ma con qualche difficoltà. Insomma, le banche non dovrebbero perdere di vista l’importanza del meccanismo di early warning. Infatti, se il credito viene gestito tempestivamente, è più facile non solo recuperare ma anche “riabilitare”. In termini numerici, questi crediti in via di deterioramento in Italia rappresentavano, prima della crisi, un mercato da 70 miliardi di euro.
“Dobbiamo cercare di capire, dai dati provenienti dalla nostra attività quotidiana, la portata e l’evoluzione degli impatti dell’emergenza sulla capacità degli Italiani di far fronte ai propri obblighi di pagamento nei confronti di banche, finanziarie e utility. È necessario mettere questi soggetti in condizione di “leggere” il futuro per adottare misure adeguate ed evitare un effetto domino che porterebbe ad un aumento delle sofferenze e dei crediti non esigibili non sostenibile da parte del sistema”.
Diventa quindi fondamentale, in questo momento, intercettare tempestivamente le criticità, analizzare la reale situazione di imprese e famiglie e “mappare” l’eventuale fabbisogno di moratoria o ristrutturazione. Questo permetterebbe a banche e altri soggetti creditori nelle condizioni di prendere decisioni adeguate e consapevoli per supportare meglio la propria clientela.
Fire ogni giorno ha la capacità di gestire 170.000 chiamate.
Bommarito conclude “Ascoltiamo le storie delle imprese italiane tutti i giorni per trovare insieme a loro soluzioni di credit management sostenibili. Il 46% degli small business è preoccupato per la propria sopravvivenza e rimanda la valutazione di soluzioni transattive alla cessazione dell’emergenza d per tutelare la propria capacità di ripartenza. Significa che rendere le proprie modalità di gestione adattive rispetto al momento che stiamo vivendo, intercettando e accompagnando i bisogni delle imprese, è un passo fondamentale che tutti gli operatori del credito devono compiere”.
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