“Le imprese che sul lungo periodo hanno prestazioni migliori incorporano nella loro attività un purpose sociale, che è importante quanto il purpose economico”.
Ho letto questa frase di Rosabeth Moss Kanter, guru del cambiamento aziendale, scienziata e scrittrice sociale e mi sono ritrovato nelle motivazioni profonde che ci portano ormai da oltre 15 anni ad impegnarci per avere un impatto positivo sui nostri portatori di interesse e a guardare agli stessi non come a soggetti esterni ma come parte integrante e decisiva delle performance dell’azienda.
Dal concetto di Corporate Social Responsibility a quello odierno di Sostenibilità, oggi fortunatamente abbracciato da molte più aziende che in passato, abbiamo sempre creduto che l’azienda possa prosperare solo se tutti i soggetti che fanno parte del suo ecosistema ricevono, o meglio scambiano, valore con essa.
Dal momento però che questo tema è diventato di recente sempre più centrale nelle discussioni sui business model delle aziende, il rischio di voler essere – o meglio essere percepiti – come sostenibili rimanendo tuttavia poco concreti è dietro l’angolo. Non si tratta infatti di smarcare una lista di iniziative, di assolvere finanziariamente un obbligo morale accessorio e dovuto, bensì di intervenire in maniera più radicale e coraggiosa, progettando giorno per giorno, pezzetto per pezzetto l’azienda e i propri servizi per portare la sostenibilità nel modo di fare business, nelle attività core, nella quotidianità dell’azienda e di chi la rende un organismo vivente, facendola diventare un driver strategico e di competitività. Non è insomma qualcosa che si fa un solo giorno, né che si improvvisa.
È però quello che le nuove generazioni ci chiedono, quello che sentono in maniera crescente come bisogno, come fattore di scelta e che, in un certo senso, si aspettano, anche e soprattutto da aziende che sono oggi attori economici autonomi, capaci di generare e gestire il cambiamento. Non promesse ma azioni, prese di posizione che identifichino il patrimonio valoriale dell’azienda e guidino il suo modo di stare sul mercato.
Per soddisfare tali aspettative diventa fondamentale perseguire uno scopo, un purpose per dirlo alla Moss Kanter. Un purpose che sia credibile, rilevante in relazione al mercato di riferimento e pertinente rispetto all’attività aziendale, direi quasi “operativo”, concreto, collegato a risultati misurabili e rendicontabili.
Il nostro scopo rimane lo stesso rispetto a quando siamo nati: riportare un nuovo equilibrio fra gli attori del sistema economico collegati dal credito. Quest’ultimo, quando diventa scaduto, nelle sue varie declinazioni, rappresenta un disequilibrio, con ripercussioni sugli altri soggetti dello stesso sistema. Il nostro ruolo, quello di chi fa Credit Management, è quello di rimettere in circolo risorse che sarebbero altrimenti bloccate, e farlo in maniera etica, secondo le best practice del settore, alla cui definizione abbiamo partecipato attivamente a livello associazionistico, offrendo soluzioni sostenibili e professionalità specifiche, con la consapevolezza di una responsabilità sociale ed economica che va oltre la contingenza.
Siamo ben consci che questo indirizzo non porti alcun vantaggio immediato, “quarter su quarter”, ma nel lungo periodo, che è l’orizzonte a cui le aziende sane devono sempre guardare, costituirà un patrimonio su cui l’azienda potrà continuare a consolidare la propria posizione, nell’ambito di quell’economia che diventa sempre più un’economia reputazionale.
Se continueremo a considerare i bisogni e i valori dell’impresa come in contrasto rispetto a quelli dei suoi portatori di interessi, se li valuteremo in corsa come accessorio finale e non ne terremo conto nel momento in cui si delineano i piani strategici a lungo termine, commisuratamente alla capacità dell’azienda di assumersi impegni e responsabilità e raggiungere determinati obiettivi, il tema della sostenibilità avrà sempre la connotazione del carretto da trascinare, non della forza motrice che lo traina.
Cosa è possibile fare perché questo cambiamento di paradigma avvenga? A livello aziendale, occorre “farsi agenti del cambiamento”, guidarlo, senza attendere che si verifichi o che venga, in un domani non troppo lontano, imposto a livello normativo. In un certo senso, la società, i giovani in particolare, i decision maker del prossimo futuro, si aspettano sempre di più che le aziende e le loro figure apicali giochino un ruolo attivo nella risoluzione di tematiche sociali, ambientali ed economiche.
Per raccogliere questa chiamata alla responsabilità, è fondamentale quindi che ci sia una forte volontà da parte della leadership dell’impresa, che si faccia propulsore e primo convinto sostenitore della rilevanza del tema della sostenibilità, per poi farlo permeare presso tutti coloro che ogni giorno partecipano all’attività dell’azienda, coinvolti e resi consapevoli attraverso una cultura della sostenibilità diffusa a tutti i livelli.
Il 2020 in particolare, con tutti i cambiamenti e gli eventi che ha portato con sé in ragione dell’emergenza sanitaria globale, ha avuto il merito di accendere un faro sulla necessità di ripensare diverse logiche di business e di soddisfare nuovi bisogni di alcuni stakeholder in particolare. Alle aziende, fra i soggetti forti della catena economica, viene chiesto di prendersi cura di tali bisogni e di farsi attivamente carico di un’evoluzione, per certi versi rivoluzione, sostenibile.
In Fire dal 2006 misuriamo e rendicontiamo annualmente il nostro impegno in tal senso nella forma del Bilancio di Sostenibilità, e dal 2020 aderiamo e supportiamo il Global Compact, iniziativa delle Nazioni Unite nata per incoraggiare le aziende di tutto il mondo ad adottare politiche sostenibili e rendere pubblici i risultati delle azioni intraprese rispetto a Dieci Principi relativi a diritti umani, lavoro, ambiente, e anticorruzione.
Crediamo che la rendicontazione sia un potente strumento di coinvolgimento, capace di innescare un circolo virtuoso e favorire la consapevolezza. Ecco perché ci teniamo ad informare regolarmente i nostri stakeholder dei risultati delle azioni intraprese, volte al continuo sviluppo dell’integrazione dei principi di sostenibilità nella strategia, nella cultura e nell’operatività quotidiana, dei progressi compiuti in relazione agli obiettivi definiti, delle iniziative e delle aree di miglioramento identificate.
Buona lettura del nostro Bilancio di Responsabilità 2020