Il mio contributo per Startmag
Scenari e incognite da Covid-19 su mutui e crediti. L’intervento di Sergio Bommarito, presidente Fire Group, gestione del credito.
La situazione è critica e lo sarà ancor di più nei prossimi mesi. Chi mi conosce sa che sono un ottimista indomito ma in questi giorni una presa di coscienza rispetto alla realtà è d’obbligo.
Malgrado le misure intraprese dal Governo, una prima tranche con il decreto “Cura Italia” varato ieri, e quelle che verranno implementate nelle prossime settimane, incombe sul nostro Paese una crisi dalle dimensioni ancora non definibili. E non solo sull’Italia.
Noi che operiamo nel mondo del credito, come possiamo essere d’aiuto? Continuando a fare quello che sappiamo fare meglio, ovvero gestire il credito. E cercare di capire, dai dati provenienti dalla nostra attività quotidiana, la portata e l’evoluzione degli impatti dell’emergenza sulla capacità degli Italiani di far fronte ai propri obblighi di pagamento nei confronti di banche, finanziarie e utility. È necessario mettere questi soggetti in condizione di “leggere” il futuro per adottare misure adeguate ed evitare un effetto domino che porterebbe ad un aumento delle sofferenze e dei crediti non esigibili non sostenibile da parte del sistema.
Se verrà accordata la possibilità di accodare rate e bollette in modo generico, ci ritroveremo post-emergenza a dover scalare una montagna insormontabile.
Poco importa se le banche avranno agevolazioni nell’applicazione del calendar provisioning, nel calcolo degli RWA o del Cet1; alla fine, in un modo o nell’altro, quei soldi dovranno rientrare insieme a quelli che avrebbero dovuto essere pagati inizialmente: insomma, a debito si cumulerà debito, con un impatto a quel punto sì davvero insostenibile per le famiglie. Il sovraindebitamento è sicuramente un rischio da evitare.
Stesso discorso vale per società di telecomunicazioni e per utility, pubbliche e private: certo, oggi non sarebbe corretto procedere a distacchi, ma recuperare crediti vantati da tempo o per il traffico prodotto in questi giorni è quantomeno doveroso, proprio per evitare quel domino di cui si parlava poc’anzi.
A preoccupare meno al momento sono i risparmiatori con reddito da lavoro dipendente e che beneficeranno della cassa integrazione.
Le preoccupazioni maggiori invece sono verso per le famiglie con reddito da lavoro autonomo. È chiaro che se queste non riescono a pagare bollette e rate dei loro debiti il rischio domino è impellente e il “rating” di ogni debitore rischia di peggiorare inderogabilmente.
A questa situazione già critica potrebbero aggiungersi privati, piccole e medie imprese, geneticamente poco capitalizzate, che oggi pagano ma che presto potrebbero non riuscire a far fronte alle scadenze e sarebbero costrette a licenziare.
A questo punto non è facile dire se le misure varate dal Governo saranno sufficienti. Sono sicuramente un primo segnale nella direzione giusta.
Direi che il decreto, correttamente, lancia uno sguardo al futuro, avendo evitato di creare, soprattutto riguardo alle famiglie, interventi di moratoria selvaggia. La scelta di sostenere i redditi e di non bloccare le spese consentirà a tutti di mantenere saldi i propri impegni e di continuare a far girare il sistema Paese.
Potrebbe però volerci del tempo perché la macchina si metta in moto e soprattutto, quando lo farà, ci saranno situazioni profondamente diverse in termini di capacità di pagamento.
Diventa quindi fondamentale, in questo momento, intercettare tempestivamente le criticità, analizzare la reale situazione di imprese e famiglie e “mappare” l’eventuale fabbisogno di moratoria o ristrutturazione. Questo permetterebbe a banche e altri soggetti creditori nelle condizioni di prendere decisioni adeguate e consapevoli per supportare meglio la propria clientela.
Se la capacità di contatto “da industria” di player specializzati entrasse in sinergia con il presidio interno di chi concede credito, si potrebbe giocare d’anticipo, ricalibrando le informazioni e gestendo il rischio futuro.
Insomma, il proverbio per cui “prevenire è meglio che curare” non è mai stato così necessario. Anche e soprattutto nel campo del credito.
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